Intervista a Daniele Di Ianni

DANIELE DI IANNI, DA INTERVISTATORE A INTERVISTATO

Cari lettori, che piacere avere di nuovo i vostri occhi tra le nostre righe! Siete capitati ne “Le interviste di Filo Comune”, una breve rubrica che ci fa conoscere i formatori del modello “Con la Scuola” e assaggiare le principali tematiche e buone pratiche da usare in classe per migliorare il benessere di studenti e docenti.

I più attenti lo avranno intuito da tempo, un po’ perché gestisce il sito, un po’ per deformazione professionale, è lui ad organizzare la rubrica. Date un microfono a quest’uomo, bentrovato Daniele Di Ianni!

Grazie per l’invito! Ma se di solito sono io a fare le domande, adesso chi le sta facendo?

Ci siamo riuniti (solo per te) noi del resto del team di Filo Comune Ets, sei contento?

Che onore, certo!

Allora iniziamo. Dici di avere buone capacità di sintesi, vediamo se è vero: descriviti, in poche parole, per i nostri lettori.

Affascinante ed eclettico ragazzo abruzzese sprovvisto di buona memoria con abbondante pigrizia.

Affascinante.. Pigro… Non eri un fautore dell’osservazione senza giudizio?

Ah, pardon. Uomo bianco di 35 anni, alto 1 metro e 81 a inizio giornata, 73 kg e un principio di fronte alta.

Abbiamo delle domande per te.

Ora si che mi fate sentire importante.

Cosa fai nella vita?

Me lo stai chiedendo oggi, giusto? No, perché le cose che faccio cambiano abbastanza spesso. 

Sono un conduttore radiofonico per la radio più ascoltata d’Abruzzo (sì, ne vado orgoglioso). Da qualche giorno insegno Economia Aziendale in una scuola superiore di Ortona in provincia di Chieti. Sono un presentatore di eventi nei teatri e nelle piazze. Infine, sono un formatore del modello “Con la Scuola”.

Qualche tempo fa, avrei risposto in maniera diversa.

E’ chiaro che solo un supereroe dei film Marvel riuscirebbe a far conciliare tutte queste cose, come fai?

Facile: sono davvero un supereroe. 

Scherzo, il più comune dei mortali che ha scelto di fare solo lavori che muovono la sua motivazione intrinseca. Ho scelto e accettato solo lavori che coincidono con le mie passioni, che mi fanno sentire di essere importante per qualcuno, che mi permettono di contribuire a un cambiamento effettivo (in meglio) delle persone. Se sento di poter migliorare quel piccolo pezzetto di mondo grazie a quell’attività, allora quello deve essere anche il mio lavoro.

Ammetto che è presente anche una piccola parte di ego. Se ci fate caso, tutte le cose che faccio hanno in comune il fatto di parlare, raccontare, spiegare qualcosa a qualcuno. Possibilmente con un microfono.

Abbiamo capito, ma hai leggermente divagato. Nella pratica, come fai a fare tutte queste cose?

E io che avevo dato una risposta quasi da sognatore… Beh, durante la settimana part-time come docente di giorno, part-time come speaker di sera, e, in base alle esigenze, spesso nel fine settimana, il formatore per Filo Comune Ets e il presentatore di eventi.

Hai citato i sogni, allora facciamo un passo indietro. Che bambino sei stato?

Educato, silenzioso, rispettoso e introverso.

Per darvi qualche esempio, avevo dei bei guaciottoni rossi e perfino i miei coetanei passavano il tempo a toccarli chiamandomi “guanciottone”. A me non piaceva, ma li lasciavo fare. 

Oppure, spalleggiavo sempre il mio migliore amico d’infanzia Federico al doposcuola dalle suore e una volta aveva commesso non so quale marachella. Per punizione, ci hanno mandato entrambi a fare il riposino obbligatorio sulle brandine al piano di sopra. Ma lo voglio dire a gran voce, io non c’entravo nulla. Mi ci sono ritrovato. Eravamo come il cartone animato dei topini che volevano conquistare il mondo, Il Mignolo col Prof: lui, Prof, piccolino di statura progettava piani “malefici” e io, Mignolo, bimbo in un fisico già alto, appoggiavo ogni sua idea.

Per il resto un bambino “normale”: mi travestivano da pirata a carnevale, andavo ai parchi divertimento una volta l’anno e in vacanza con mamma e papà finché non è arrivata l’adolescenza. Nessuna rappresaglia tipica dell’età, semplicemente era iniziato un nuovo capitolo della vita.

Cosa desideravi diventare da bambino?

Non ricordo proprio… ve l’ho già detto che non ho una buona memoria? 

In verità, penso di non aver avuto mai un sogno ben definito da bambino. Idolatravo le figure che mi insegnavo e mi divertivano, in particolare gli animatori dei villaggi turistici: E poi mi attraevano la magia e lo spettacolo. Ma di lì a dire che volevo fare l’animatore, il mago e lo showman no, non l’ho mai pensato.

Ricordi a cosa giocavi?

Come molti dei bambini cresciuti negli anni ‘90, ho avuto la fortuna di giocare con alcuni dei giochi più belli al mondo, pronti a farvi sbloccare dei ricordi? Emiglio Robot, La Fabbrica dei Mostri, il gameboy con i Pokemon e Super Mario Bros per la Nintendo 64.

La prima volta che sono riuscito a sconfiggere il cattivo di Super Mario e a salvare la Principessa dalle grinfie di Bowser, il perfido mostro, ho lasciato la Nintendo accesa per 6 ore 40 minuti sulla schermata finale per farlo vedere a mamma. Ricordo che mamma mi fece i complimenti con mia enorme soddisfazione. Con il senno di poi, non credo fosse vera gioia, voleva solo farmi felice.

Una storia avvincente. Adesso a cosa giochi?

Qui mi colpite nel segno. Non gioco molto, forse per niente. Sto senza far niente di tanto in tanto, guardo o ascolto i media, ogni tanto mi annoio, ma non gioco e non video-gioco.

Quando vorrei farlo, con una palla magari, non ho la compagnia giusta. Insomma, talvolta vorrei giocare, ma non so quale gioco fare da grandi. Si accettano consigli!

Vedremo come aiutarti. Tornando a noi, un bambino timido, poi un tranquillo adolesce che negli ultimi anni delle superiori si affaccia ai primi lavori. E’ in quel momento che vivi un importante cambiamento. 

E’ vero, non so come, non so perché, ma scopro di non essere più così ermetico un’estate del 2006, dove decido di fare il mio primo lavoro: il bagnino della piscina di Chieti. Che fierezza con lo smanicato rosso con la scritto salvataggio e gli occhiali scuri sul volto!

Chissà quante stragi di cuori.

Dite bene “chissà”, perché io non ne ho vista nemmeno una! Anzi, dai una piccola piccola.

Come sei umile… Quali sono i percorsi che hai fatto per arrivare a fare ciò che fai oggi?

Confermo, ho fatto più percorsi, paralleli tra loro. 

Per diventare insegnante nel 2024 (insegnante rigorosamente e fieramente precario), mi sono diplomato ragioniere programmatore con il massimo dei voti nel 2009, poi laureato in Economia dei Mercati e degli Intermediari finanziari a Tor Vergata (Roma) nel 2015, poi un Master come Data Scientist nel 2017, poi un concorso abilitante nel 2020 ed eccomi qui, docente in Economia Aziendale.

Per diventare speaker radiofonico nel 2020, ho iniziato a lavorare con il microfono nei villaggi turistici italiani e negli eventi dal 2008 in poi; ho studiato da solo e con un esperto dizione per togliere accenti e cadenze tipicamente abruzzesi e; infine, ho partecipato a una selezione velata presso Radio Delta 1 nel 2019, mi hanno richiamato l’anno successivo e adesso sono 5 anni che lavoro lì.

Per diventare presentatore basta fare riferimento agli anni trascorsi nell’animazione per bambini e per adulti. Oggi presento eventi per comuni e aziende private.

Ultimo ma non ultimo, sono diventato formatore del modello “Con la Scuola”. Bisogna tornare al 2014 quando il mio professore relatore di tesi Umberto Filotto, di cui ho tutt’ora grande stima, mi ha presentato una donna straordinaria che mi avrebbe aperto gli occhi, tolto dalla zona di comfort e permesso di fare decine di esperienze nelle scuole e nelle università: Francesca Traclò. A lei devo molto. Anche avermi fatto conoscere l’attuale gruppo di lavoro di Filo Comune Ets, Ottavio, Chimera e Carla, persone luminose e illuminanti.

Perfetto! Allora, in qualità di formatore dell’associazione, ci puoi spiegare quali sono i pilastri del modello “Con la Scuola”?

Vado senza un ordine preciso.

L’osservazione senza giudizio. Imparare a guardare gli studenti senza interpretare posture, canale visivo e azioni. Fermandosi alle osservazioni oggettive.

Il colloquio individuale. Prezioso momento per far sentire accolto lo studente restituendogli le osservazioni senza giudizio e stabilendo un patto educativo.

La progettazione dell’accoglienza. Attività strategiche condivise dal consiglio di classe nei primi 40 giorni circa di scuola.

E ancora: il linguaggio dei sentimenti, i micro-obiettivi, il feedback, la valutazione delle competenze sulla base della storia dello studente, l’organizzazione di un’ora di lezione, la diversificazione degli ambienti di apprendimento, la regola dell’80/20 e altri mezzi ancora.

Capisco che questi strumenti possano apparire scollegati tra loro, ma una visione d’insieme la si può avere cominciando ad approfondire questi argomenti sul materiale didattico.

Approfittiamo allora per ricordare che nella sezione Materiale Didattico del sito è possibile trovare sia I quaderni di Filo Comune (una rubrica che spiega in poche pagine utili tessere del puzzle completo che è il modello) e il Manuale del modello “Con la Scuola”. Hai citato, la regola dell’80/20, ce la puoi spiegare?

Fu un’intuizione di Francesca Traclò (Chimera può confermarlo), quella di applicare il Principio di Pareto alla lezione in classe. La faccio semplice. Gli studenti devono sia essere sia sentirsi protagonisti della lezione per apprendere. Gli studenti devono fare e non ricevere in maniera passiva il sapere dal docente. Quest’ultimo approccio poteva funzionare nel secolo scorso, forse.

La regola prevede di distribuire il tempo di una lezione in questo modo: per il 20% del tempo è il docente a spiegare contenuti e modalità, per il restante 80% del tempo sono gli studenti che ricercano, analizzano, illustrano, spiegano con le migliori tecniche creative e di gruppo i contenuti della materia. In tal modo, i ragazzi non possono annoiarsi perché sono parte attiva dell’apprendimento.

Chiaro. Daniele, non l’avremmo mai detto, ma ci siamo dilungati un po’. Rispondi alle ultime veloci domande, ok? Sappiamo che sei un “Assaggiatore di vini” (1° livello da Sommelier), è vero?

Sì, ma… un percorso in cui non ho brillato di conoscenza. Faccio perfino difficoltà a dirti il colore di un vino.

Scegli: libro, tv o smartphone?

Tv senza dubbi. Sono figlio degli anni in cui l’informazione e l’intrattenimento venivano prioritariamente dal piccolo schermo. Il 50% dei dati Auditel è merito mio.

L’ultima cosa che fai prima di andare a dormire.

Metto il burro cacao.

Ok, meglio non indagare oltre. Ultima domanda. Se avessi un genio della lampada lì con te, quale desiderio gli chiederesti di realizzare?

Ne avrei tre quattro seri, ma visto che ne posso esprimere solo uno, me lo gioco così: una legge che obblighi alla gentilezza. Chi non è gentile per più di qualche minuto, penalità. Immagina che bello, tutti che ti sorridono sempre. Forse a tratti anche un po’ inquietante….

E con questa versione utopistica del futuro che ci salutiamo. Grazie Daniele, ci leggiamo sul sito!

Grazie a voi, è stato molto soddisfacente condividere parti della mia vita e delle cose che so. Alla prossima!

Hai trovato interessante la chiacchiera con Daniele Di Ianni? Scopri di più con questo articolo!